Un bambino, in sogno, incontra l’Agente Fenix, il protagonista del suo videogioco preferito. Insieme iniziano una partita: tuttavia, mano a mano che affrontano i livelli, tra raggi laser, lingue sconosciute e bombe da disinnescare, l’Agente scoprirà che a volte le “opzioni” non bastano. E imparerà ad usare, per la prima volta, l’arma più potente di tutte: la fantasia…
Una commedia buffa, in atto unico, in cui il linguaggio dei bimbi del Duemila, la tecnologia, si fonde con quello molto più antico della suggestione e dell’incanto. L’inizio dello spettacolo definisce ruoli molto chiari: l’Agente Fenix è il protagonista, l’idolo, il modello da imitare. Il suo mondo è fatto di luci psichedeliche, effetti digitali, bombe al plutonio e palmari superpotenti: un richiamo fortissimo per il bambino senza nome, che in realtà ben presto si rivela però il vero protagonista con le sue trovate “non previste” dal videogioco.
Ed è proprio lì che i ruoli si ribaltano: i piccoli spettatori imparano così che loro sono più speciali di qualsiasi Agente e che la loro fantasia, da sola, può portarli in mondi favolosi in cui vivere avventure incredibili. Il tutto senza pile o corrente, senza attrezzatura speciale, senza muoversi dalla propria stanza.